Trattenere a lungo la pipi può essere dannoso per la prostata?


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Tra i temi “caldi” e i filoni dell’urologia vi sono le patologie prostatiche, proprio perché la prostata è una delle questioni molto sentite nell’ambito maschile. A volte capita, o per pigrizia o per impossibilità in quel momento, di non riuscire a fare la pipì quando ci scappa e andiamo così a trattenerle rischiando quasi di farci la pipì addosso. Questa è una pratica che a volte tendiamo a fare sovra pensiero, magari mentre siamo al lavoro davanti al pc o in macchina mentre guidiamo; ma trattenere a lungo la pipì a lungo andare può recare danno alla prostata?
Tra falsi miti e consigli, vediamo se trattenere la pipì a lungo può causare problemi alla ghiandola prostatica e come fare per gestire al meglio la salute di quest’apparato fisiologico, le cui corrette funzionalità garantiscono benessere sotto tanti punti di vista.
Indice dei Contenuti
Cos’è la prostata e a cosa serve
La prostata è una ghiandola che ha un ruolo fondamentale nella produzione del liquido seminale, per cui molto importante per la vita sessuale e soprattutto per la fecondità dell’uomo; ha una forma come quella di una piccola noce, un peso generalmente sui 20/30 grammi, e per sua natura risente molto di quello che è l’influsso degli ormoni androgeni, e quindi gli ormoni legati alla sessualità.
Il collegamento tra lo sviluppo della prostata e degli ormoni sessuali è un concetto molto importante perché spiega il perché alcune patologie sono tipiche dell’età adulta e non dell’età giovanile. In realtà recentemente si riscontrano sempre più casi anche di prostatite giovanile.
Disturbi della prostata e collegamento con l’apparato urinario
Le varie problematiche che possono insorgere a danno della prostata sono legate inevitabilmente alla decade di età: verso i 30 anni circa l’8% degli uomini può avere qualche disturbo; intorno ai 40 anni, il 40% delle persone inizia ad avere problemi legati alla prostata; a 50/60 anni si sale al 50%, mentre a 80 anni vi è la quasi totalità degli uomini che soffrono di una patologia o disturbo.
Questo dà un’idea di quanto sia importante la conoscenza della funzionalità della prostata e delle metodologie di prevenzione per allungarne la salute nel corso di tutta la vita. È chiaro che più la prostata è esposta negli anni al problema degli androgeni e più tende ad ingrandire, e questo è il motivo per cui nell’età adulta/matura si è più soggetti ad avere disturbi legati all’ipertrofia prostatica benigna (IPB). Questo perché l’uretra, il canalino che porta fuori la pipì, passa proprio in mezzo alla prostata e un ingrandimento della parte centrale della stessa causa inevitabilmente una compressione/deformazione dell’uretra e quindi va a bloccare l’uscita dell’urina.
Questo ci spiega bene i sintomi “classici” dove il soggetto si ritrova con un’improvvisa frequenza minzionale aumentata da cui ne scaturiscono i disagi nella vita quotidiana: alzarsi spesso di notte, provare “urgenza” ogni volta che si deve urinare e al tempo stesso minzione non soddisfacente, e infine disagio o vero e proprio dolore durante l’espulsione dell’urina.
Come funziona la vescica
Vediamo ora qual’è la differenza tra la volontà di trattenere la pipì e una minzione non soddisfacente che va a peggiorare l’apparato prostatico. Innanzitutto una piccola panoramica su quanta urina può contenere la vescica.
In un soggetto adulto sano siamo intorno ai 450 ml. Puoi “reggere”, diciamo così, fino a 3 tazze di caffè prima di sentire il bisogno di andare in bagno. Ogni volta che si sente lo stimolo a far pipì però, non è solamente perché la vescica è piena: in realtà è un complesso processo fisiologico che coinvolge diversi muscoli, organi e nervi che lavorano insieme per farti sapere che è l’ora che tu debba espellere l’urina.
Possiamo affermare che la vescica è “intelligente” e accende i nervi che inviano i primi segnali al tuo cervello quando è piena solo per metà; il cervello quindi invia un segnale di risposta che “dice” alla vescica di resistere fino a quando, per esempio, non c’è un bagno a disposizione.
Quindi il trattenere la pipì è un processo consapevole, e anche frequente nella vita di tutti. Naturalmente ogni persona è unica e la capacità di trattenere la pipì varia da soggetto a soggetto, dalle condizioni di salute, dall’età e persino dall’ora del giorno; normalmente infatti si ricevono pochissimi o nessun segnale di notte, ecco perché sentire spesso l’impulso durante le ore notturne è un primo segnale che qualcosa non va.
Trattenere la pipì può essere dannoso?
Trattenere la pipì dunque è un processo normale o può essere dannoso? La risposta a questa domanda è semplicemente si. Svuotare la vescica è un processo biologico molto importante: i reni funzionano come dei veri e propri filtri che assorbono l’acqua in eccesso e i residui del sangue; il liquido, prodotto di quel filtraggio, diventa urina e per essere espulsa utilizza la vescica.
Non succede niente di allarmante se trattieni la pipì per qualche volta, ma se lo fai diventare un’abitudine puoi addirittura far “allungare la vescica” per aumentare la sua capacità. Sembrerebbe una buona cosa, ma non è così: ricorda che ogni cosa del tuo corpo è di una certa dimensione per un preciso motivo; mentre la vescica si allunga, influenza i muscoli dello sfintere esterno, che controllano il rilascio dell’urina, e stringere eccessivamente questi muscoli può farti perdere facilmente il controllo. Certo, possono volerci anni per arrivare a questa condizione, ma è possibile.
Quali sono altri rischi e pericoli?
Un altro rischio a cui puoi andare incontro è la ritenzione urinaria: quando la vescica viene riempita con “rifiuti” caldi e umidi per troppo tempo, diventa il terreno fertile perfetto per la proliferazione di batteri, che a loro volta portano ad altre complicanze, di vario genere e anche piuttosto gravi se non vi si pone rimedio. Questo vale poi in particolar modo se soffri di un ingrossamento della prostata di cui magari ancora non hai manifestato i sintomi, perché la ghiandola ingrossata, come anticipato all’inizio, è in grado di compromettere la normale fuoriuscita di urina, o la completa fuoriuscita della stessa.
Ecco che si innesca un circolo vizioso in cui la ghiandola prostatica influisce sul corretto espletamento della vescica, la quale a sua volta non riesce più a contenere la carica batterica che inevitabilmente comincia ad espandersi, colpendo le zone circostanti.
Una prostata ingrossata e infiammata alimenta il ristagno di urina nella vescica, perché anche se hai fatto pipì, ne rimane una piccola quantità che va ad accrescere e moltiplicare i batteri già notevolmente proliferi. Tutto ciò può portare a sviluppare una UTI, acronimo che sta per Urinary Tract Infection, e che significa infezione del tratto urinario. Il costante bisogno di fare pipì, urina strana o sanguinante, una sensazione di bruciore durante la minzione e dolore pelvico sono tutti sintomi di una UTI, e a quel punto anche bere molta acqua può non essere sufficiente per ripulire la vescica dalla moltitudine di batteri che ha preso il sopravvento.
6 motivi per cui trattenere la pipì fa male
Abbiamo detto che capita a volte nell’arco della giornata di essere presi da mille impegni da dimenticarci di fare la pipì quando sentiamo lo stimolo oppure di trattenerla volontariamente perchè non c’è un bagno vicino oppure stiamo guidando. Abbiamo già detto di quanto sia dannoso questa pratica se fatta ripetutamente e costantemente. Vediamo ora nello specifico i sei principali motivi per cui non bisogna trattenere a lungo la pipì.
1) Dilatazione della vescica
La vescica è fatta da tessuti molli ed elastici ma come una molla se la tiri troppo dopo non ritorna più come prima. Riempendosi la vescica si deforma per poi tornare alla posizione originaria una volta svuotata. Se resta riempita troppo a lungo rischia con il tempo di deformarsi e allungarsi.
2) Muscoli indeboliti
Trattenere l’urina più del dovuto fa si che questo organo delicato si possa deteriorare facilmente, per le continue contrazioni a cui è sottoposto. Così facendo i tessuti perdono la capacità di trattenere la pipì; si arriva così all’incontinenza ovvero alla perdita involontaria di urina.
3) Calcoli renali
Un’altra conseguenza importante è il rischio che si formi una calcolosi delle vie urinarie. E’ risaputo infatti che la vescica è collegata ai reni e se lavora in sovraccarico una lo fanno anche i reni. I calcoli renali sono dei prodotti di scarto che si cristallizzano formando dei piccoli sassolini difficili da espellere con la pipì che provocano dolore.
4) Infezioni
Trattenere l’urina a lungo provoca la formazione di infezioni all’apparato genitale che possono essere più o meno serie. Questo succede quando nella pipì sono presenti batteri patogeni che rimanendo a lungo nella vescica possono proliferare e intaccare l’organo. I sintomi in genere sono associati a dolore, pipì dal colore scuro e maleodorante.
5) Reflusso
Trattenere la pipì a lungo può provocare il reflusso vescico-uretrale. In questo caso si genera una retrocessione della pipì verso i reni con conseguenze molto gravi.
6) Rottura della vescica
Nei casi più gravi la vescica che trattiene l’urina potrebbe anche rompersi, anche se per fortuna è un fenomeno che accade molto raramente, in genere a causa di un incidente. In questo caso l’urina può arrivare alla cavità addominale provocando danni serissimi. Questo caso però non è legato al trattenimento dell’urina.
Conclusioni
Abbiamo visto in questo articolo come trattenere a lungo la pipi possa essere dannoso per l’organismo e a lungo andare anche per il funzionamento della prostata. Quando la vescica si riempie, il cervello manda un impulso e scatta il “bisogno” di fare pipì. Se non facciamo subito pipì quando scappa e la tratteniamo si le conseguenze negli anni possono essere anche gravi.
Quindi se capita qualche volta non succede nulla, se invece lo facciamo in maniera abituale allora dovremmo modificare le nostre abitudini. Bere molta acqua durante il giorno (almeno 2 litri), seguire un’alimentazione corretta e uno stile di vita sano e cercare di non trattenere ma fare la pipì quando ci scappa. Solo così preserviamo a lungo la salute della prostata.
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