Ipertrofia Prostatica Benigna: cos’è e come si cura

Ipertrofia Prostatica Benigna: cos’è e come si cura

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ipertrofia prostatica benigna

Considerata una delle patologie più diffuse nel sesso maschile a partire dai 45 anni, l’ipertrofia prostatica benigna (IPB) consiste in un adenoma della prostata che provoca un aumento del volume della ghiandola prostatica. Più del 50% degli uomini in età adulta o in terza età, ma anche ragazzi giovani possono soffrire di questo disturbo che se trascurato provoca dolore e conseguenze gravi all’apparato urinario e genitale.

In realtà l’ipertrofia prostatica benigna (conosciuta anche come adenoma prostatico) viene comunemente ed erroneamente chiamata così ma il suo vero nome è Iperplasia prostatica benigna (IPB o BPH benign enlargement of the prostate). Ciò che causa appunto questo aumento di volume che provoca tale disturbo non è dovuto a ipertrofia ma a iperplasia della ghiandola.

Cos’è e dove si trova la prostata

Dal punto di vista anatomico la prostata è una struttura di piccole dimensioni, appoggiata sulla parte terminale della vescica e in grado di avvolgere completamente l’uretra.

La sua forma assomiglia a quella di una castagna, con la base rivolta verso l’alto (vescica) e l’apice verso il basso (pene). Quando si verifica l’ipertrofia prostatica benigna (IPB), e quindi l’uretra viene ristretta, come conseguenza la vescica deve lavorare di più per tentare di eliminare l’urina ristagnante. Con il passare del tempo, la parete vescicale perde la sua efficienza e può dare origine a diverticoli di varie dimensioni.

Inoltre la difficoltà di espulsione dell’urina può incentivare la formazione di calcoli dovuti al ristagno di sostanze di scarto all’interno della vescica stessa.

prostata

Che cos’è l’ipertrofia prostatica benigna

Abbiamo visto come la prostatite interessa una grandissima quantità di uomini di tutte le età, dal ragazzo giovane (prostatite giovanile) all’anziano. Ed è proprio l’età uno dei fattori che possono incidere maggiormente sulla comparsa di tale disturbo e sull’infiammazione della prostata.

Con l’avanzare dell’età infatti la parte centrale della ghiandola prostatica tende a ingrossarsi a causa di una progressiva proliferazione delle cellule e può arrivare anche a triplicare il volume normale. Tale condizione dipende dall’aumento di concentrazione degli estrogeni che agiscono sulla porzione muscolare di questo organo, che è dotato di un elevato numero di recettori ormonali.

Si tratta di un disturbo benigno, che quindi non degenera in formazioni neoplastiche (neoplasia maligna), ma che comunque può avere conseguenze piuttosto invalidanti. L’aumento di volume della prostata infatti tende a restringere sempre di più il canale uretrale, che sbocca nella vescica, andando a terminare poi all’apice del pene.

Differenza fra Ipertrofia e Iperplasia

Abbiamo visto che il nome corretto di questo disturbo non è ipertrofia ma iperplasia prostatica benigna, in quanto l’ingrossamento con l’aumento di volume e l’infiammazione della prostata è dovuto a iperplasia. Andiamo quindi ad analizzare il significato dei due termini:

  • ipertrofia: con questo termine si indica l’aumento di volume delle singole cellule che compongono un determinato organo mantenendo invariato il numero delle stesse;
  • iperplasia: in questo caso invece le cellule rimangono pressocchè uguali ma a cambiare non è la loro dimensione ma il loro numero.

ipertrofia prostatica

Quali sono i sintomi dell’ipertrofia prostatica benigna

minzioneIl sintomo più caratteristico di questo disturbo consiste nella diminuzione del getto urinario, che risulta poco potente ed efficace. Inoltre è possibile notare una difficoltà ad iniziare la minzione e la tendenza a urinare più spesso del normale, soprattutto di notte, e nei casi più gravi l’urina è mescolata al sangue.

L’urgenza minzionale spesso provoca perdite involontarie di qualche goccia di urina, che si associa alla sensazione di non avere svuotato completamente la vescica. Nonostante la presenza di uno stimolo molto forte, il soggetto emette un flusso intermittente, con fasi di sospensione che tendono a diventare sempre più lunghe.

Un altro sintomo caratteristico è rappresentato dal gocciolamento al termine della minzione, che nei casi più gravi può arrivare a veri e propri fenomeni di incontinenza. Quando invece insorge un’incapacità ad emettere l’urina che tende a peggiorare nel tempo, di solito è necessario ricorrere all’inserzione di un catetere che serve per svuotare la vescica.

Come viene diagnosticata l’ipertrofia prostatica benigna

ecografia prostatica transrettale
CDR457840 digital rectal exam

La diagnosi di ipertrofia prostatica benigna viene effettuata principalmente tramite l’esplorazione digittorettale, tramite cui l’urologo è in grado di rendersi conto della dimensione più o meno accresciuta di questa ghiandola.
È anche consigliato effettuare alcuni esami diagnostici come il dosaggio del PSA (antigene prostatico specifico) a livello ematico.
Si tratta di un test discriminante per stabilire se il paziente è effetto da un adenoma prostatico oppure da un carcinoma; nel secondo caso infatti il valore del PSA cresce notevolmente.

Un’altra indagine clinica particolarmente utile è l’ecografia prostatica transrettale, attraverso cui è possibile vedere forma e dimensione della prostata. Dall’analisi comparata degli esami ematici, ecografia transrettale e visita urologica, si può avere un quadro completo della situazione e quindi diagnosticare la presenza di un’ipertrofia benigna della prostata.

Quali sono le cause dell’ipertrofia prostatica benigna

ipertrofia prostatica benigna

La causa principale di questa malattia è legata all’invecchiamento: basti pensare che dopo gli ottant’anni due pazienti su tre (75%) sono affetti da ipertrofia prostatica benigna.

Un altro fattore eziologico estremamente importante è quello della famigliarità, infatti nella stessa famiglia è piuttosto frequente che persone consanguinee soffrano di questa patologia.
Sembra poi che lo stile di vita possa favorire l’insorgenza del disturbo; infatti le persone in sovrappeso, quelle con abitudini sedentarie, chi si nutre di cibi particolarmente grassi, sono più soggetti allo sviluppo di una malattia del genere. In ultima anche lo stress, un’alimentazione scorretta e l’abuso di alcol e fumo sono cause dell’insorgenza di questo disturbo dannoso per  il sistema urinario.

Qual’è la migliore prevenzione per IPB

La migliore prevenzione per l’ipertrofia prostatica benigna consiste nell’avere uno stile di vita sano, nell’effettuare una costante attività fisica e nell’alimentarsi in maniera equilibrata e salutare. Ci sono alcuni alimenti controindicati per chi soffre di IPB, come il caffè, la cioccolata e alcune spezie come il peperoncino.

La vita sedentaria e il sovrappeso sono fattori predisponenti che portano allo sviluppo della malattia. Non tutta l’attività sportiva fa bene per la prostata: ad esempio un impiego continuativo della bicicletta può provocare infiammazione della ghiandola e quindi il suo aumento di volume.

Quali sono i rimedi per l’ipertrofia prostatica benigna

ipertrofia prostatica benigna anzianoIn caso di IPB lieve (di primo grado), il disturbo viene solitamente trattato con una terapia farmacologica a base di principi attivi che inibiscono l’attivazione del testosterone. A questa categoria di medicinali (come ad esempio la finasteride) possono venire associati principi attivi miorilassanti come gli alfa-litici, che consentono un miglioramento della funzionalità della ghiandola.

Sono disponibili anche numerosi preparati fitoterapici, contenenti estratti vegetali di Serenoa repens, ortica e semi di zucca, la cui azione è quella di decongestionare la ghiandola, limitandone l’aumento di volume.

Bisogna ricordare che l’ipertrofia prostatica di per sè non è pericolosa, in quanto non deriva dalla proliferazione delle cellule maligne, tuttavia essa può rivelarsi estremamente nociva poiché impedendo il regolare flusso urinario contribuisce alla dilatazione della parete vescicale, che in alcuni casi può ripercuotersi anche sulla funzionalità renale.

Quando l’IPB è moderata o grave, di norma l’urologo si orienta verso l’intervento chirurgico, che si avvale della metodologia endoscopica o TURP (trans urethral resection of prostate). Si tratta di un intervento poco invasivo, che non richiede alcuna incisione ma che utilizza una sonda endoscopica che penetra attraverso il canale uretrale.

Soltanto qualora la prostata abbia raggiunto dimensioni considerevoli che impediscono l’esecuzione della TURP, l’urologo può decidere per un’operazione a cielo aperto.

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