Il consumo di alcol quanto incide sul rischio di tumore della prostata

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consumo di alcool incide sul tumore alla prostata

Una delle cause principali dell’insorgenza della prostatite e di altri problemi legati alla prostata maschile è proprio l’abuso di alcol e fumo assieme a uno stile di vita scorretto e alla mancanza di attività fisica regolare. Anche senza essere per forza atleti, basta rispettare le normali condizioni che impongono uno stile di vita sano che prevede appunto l’attività fisica regolare, un’alimentazione sana e corretta con frutta e verdura, si ad alcol ma con molta moderazione e no tassativo al fumo di sigaretta. Basterebbe infatti questi piccoli grandi accorgimenti per scongiurare moltissimi casi di tumore alla prostata e altri problemi legati al funzionamento della prostata.

Che cos’é la ghiandola prostatica

La ghiandola prostatica è un organo appartenente all’apparato genitale maschile, che si trova posizionato intorno al dotto uretrale, tra la vescica urinaria e l’ultima porzione dell’intestino retto.

Presenta una forma simile a quella di una castagna di piccole dimensioni, con la base rivolta verso l’alto e l’apice verso il basso; ha un peso di circa 20 grammi (in un uomo di età inferiore ai 40 anni) e dimensioni di 4 centimetri X 2,5 centimetri circa.

La sua funzione è quella di secernere il liquido prostatico, una sostanza indispensabile per nutrire e mantenere in vita gli spermatozoi, che a loro volta vengono sintetizzati dai testicoli. Il liquido spermatico emesso durante l’eiaculazione è quindi costituito da liquido seminale e prostatico miscelati.

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prostata infiammata

Quali sono le principali malattie della prostata

La prostata può andare incontro a tre tipologie di disturbi, che sono:

L’IPB (ipertrofia prostatica benigna) è un disturbo consistente nel progressivo aumento di volume che la ghiandola subisce sotto l’azione ormonale del testosterone; si tratta di una malattia benigna che insorge solitamente dopo i 40 anni e che può essere facilmente diagnosticata e curata con l’assunzione di farmaci e di integratori alimentari.

La prostatite invece è un disturbo di natura infiammatoria che può colpire uomini di tutte le età; si tratta di una sindrome batterica oppure virale che, se non viene curata tempestivamente e in maniera adatta, tende a cronicizzare.

Il carcinoma prostatico o tumore della prostata è una forma di tumore maligno che presuppone di norma un intervento chirurgico di prostatectomia radicale per asportare la massa e che insorge con maggiore frequenza nella terza età.

Correlazione tra consumo di alcol e insorgenza di carcinoma prostatico

Il problema dell’influenza dell’alcol sulla salute della ghiandola prostatica è stato affrontato da tempo, e in particolare ultimamente è stata pubblicata una ricerca scientifica sul Journal of Clinical Oncology che ne ha analizzato alcuni aspetti.

Secondo tale studio, sembra ormai confermato che l’assunzione di vino rosso, contenente alte concentrazioni di resveratrolo, funzioni come efficace scudo protettivo contro il carcinoma alla prostata.

Prima di questa pubblicazione era noto soltanto il dato secondo cui non esiste una correlazione tra consumo di bevande alcoliche e manifestazioni oncogene della neoplasia ghiandolare. Secondo l’American Cancer Society, l’alcol non può essere considerato un fattore di rischio per l’insorgenza di tumore alla prostata.

Anche la Prostate Cancer Foundation conferma questi dati, evidenziando come i consumatori abituali di bevande alcoliche non sono più soggetti alla comparsa di forme neoplastiche alla ghiandola. Una ricerca del 2018 ha invece evidenziato che, individui che consumano alcol a partire dall’adolescenza, potrebbero essere più vulnerabili nei confronti del tumore alla prostata, forse a causa di un’alterazione giovanile di alcuni fattori protettivi verso gli onco-geni.

Tali risultati devono comunque venire analizzati con una certa discriminazione, dato che le persone intervistate erano anche forti fumatori (oltre che bevitori) e quindi il carcinoma avrebbe potuto manifestarsi in seguito agli effetti negativi del fumo. Questa forma neoplastica è infatti condizionata con certezza dall’impatto col fumo di sigarette, mentre non è ancora sicuramente collegata al consumo di bevande alcoliche.

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Prospettive di studio sul rapporto tra alcol e tumore prostatico

Da tutte queste indagini emerge chiaramente l’esigenza di approfondire maggiormente il rapporto che intercorre tra consumo di alcol e tumore alla prostata, confermata anche dal fatto che finora tutte le statistiche derivano da testimonianze spontanee dei soggetti.

Ricercatori della Hervard Medical School e della University of California si sono concentrati su un altro aspetto del problema, ovvero sul rapporto che intercorre tra il consumo di alcol e il tipo di carcinoma (metastatico o non metastatico) ad esso collegato.

Seguendo il follow-up di 5182 pazienti, consumatori di alcol sotto forma di vino rosso, bianco e di birra, gli studiosi hanno evidenziato come il tipo di carcinoma sviluppato non era quasi mai metastatico. Gli autori della ricerca hanno scoperto che i bevitori hanno un rischio di sviluppare un tumore letale alla prostata che è leggermente inferiore rispetto agli astemi.

Su persone già ammalate, la ricerca ha confermato come l’impiego di bevande alcoliche, in quantitativi compresi tra 15 e 30 grammi al giorno, possa associarsi a un rischio minore di morire a causa della neoplasia. In particolare, il resveratrolo contenuto nel vino rosso, si è confermato il composto più efficace sia a scopo preventivo sia terapeutico. Ovviamente però non bisogna esagerare nelle quantità: il classico bicchiere di vino rosso durante i pasti va benissimo oltre no. Anche bere alcool fuori pasto a stomaco vuoto non è indicato quantomeno l’abuso di super alcolici. Come in tutte le cose la chiave vincente è la moderazione.

Basandosi su simili evidenze è stato evidenziato che l’assunzione di una moderata quantità di alcol, quantificabile in 3-6 bicchieri alla settimana, è senza dubbio benefica per chi soffre di tumore prostatico.
Se bere con moderazione può essere vantaggioso, bisogna comunque consultare sempre il medico (o ancor meglio l’oncologo) per avere la certezza che l’alcol non interagisca con i farmaci assunti, alterandone l’efficacia e quindi danneggiando la cura.

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